Giovanni Zanon

In un mondo che corre spedito verso la sintetizzazione di tempo, spazio e materiali c’è chi ancora mantiene inalterati valori e procedimenti solidi come il marmo. Giovanni Zanon crea oggetti unici, combinando alla storia quell’innovazione che solo l’estro di un grande maestro può aggiungere.

La certificazione del suo sconfinato talento è testimoniata da riconoscimenti e prestigiosi lavori realizzati per personalità di spicco come Luchino Visconti e Valentino, ma anche dalle richieste arrivate dalla Casa Bianca di Washington D.C e da Tokyo. Il cavallo di Fidia come emblema, gli antichi marmi romani come materiale, una conoscenza vastissima della storia dell’arte fanno di Giovanni Zanon uno dei simboli del Made in Rome.

a cura di Marco De Leo

Intervista a Giovanni Zanon e Rosanna Guadagnino Zanon

Com’è nata la passione per la collezione di marmi antichi? Roma e la sua storia che ruolo hanno avuto?

Perché volevo essere il primo della classe. L’ho scoperto iniziando a lavorare nel mondo dell’antiquariato, tra gli oggetti c’era una consolle composta da marmi antichi di un certo pregio che mi colpì in modo particolare. Tutto iniziò così, ero sempre disposto a cercare questi oggetti.

amb lavoro 1 Giovanni Zanon

Nella sua esperienza nell’antiquariato quale stile l’ha maggiormente ispirata? C’è un marmo che predilige rispetto agli altri?  

Avendo fatto l’antiquario ho una conoscenza di tutti gli stili. Inoltre ero la persona che tagliava il marmo ad uno spessore di 4mm per poi lavorarlo, e quindi tutto quello che potevo sperimentare lo mettevo in atto. Ad esempio per il fossile [un marmo, ndr] ho un amore talmente profondo che è impossibile da spiegare, ma questa è sempre una faccenda personale, non è mai un qualcosa di passeggero, o ce l’hai o non ce l’hai.

Ha trovato molto difficile creare oggetti sempre nuovi ma in linea con una tradizione tanto vasta?

Ho sempre dovuto affrontare questa problematica, amando così tanto questa materia volevo creare qualcosa a cui nessuno avrebbe mai pensato. E infatti nessuno avrebbe mai realizzato oggetti come i miei piani. Sono autentiche rarità. Colleziono da sempre sacchetti con materiali antichi, non credo esistano molte persone disposte a farlo. É molto semplice, insomma, c’è chi ama le cose e chi non le ama, e infatti adesso sto realizzando dei tavoli con una particolare fascia, per me e per mia moglie. Saranno intitolati “ 50 anni di raccolta”, non si tratta di un giorno, ma di una vita, capisce?

amb lavoro 3 Giovanni Zanon

Durante la sua lunga carriera ha avuto la possibilità di lavorare con grandi artisti. Colpisce in particolare la collaborazione per le scenografie con Luchino Visconti, maniaco della veridicità del set, come è riuscito a sviluppare la sua arte a contatto con personalità tanto ingombranti?

Lavoravo a contatto con l’architetto che realizzava le scenografie, ma non ho mai voluto scavalcarlo e in realtà non ho avuto modo di farlo. Poi si sarebbe creato uno scontro, un muro contro muro, e non era il caso. Ma siccome facevo l’antiquario riuscivo sempre a trovare cose che l’architetto proprio non riusciva a trovare.

Quale elemento trova ancora unico nel suo lavoro?

La pietra di Cleopatra. Non è presente in nessuna chiesa di Roma, nessuna. O anche il serpentino. Più in generale tutto quello che riguarda i marmi. É un amore spontaneo, grande, vero.

Nel 2016 crede nella possibilità che qualcuno porti avanti il suo lavoro?

Vorrei essere molto chiaro, come fa a crescere un albero se non ci sono le radici? I maestri ormai sono morti, sono già seppelliti, chi ama più la materia?

Non vede passione nelle generazioni future?

Sinceramente non saprei, ci sto in mezzo da anni, ma ormai ci sono molte nuove materie e collanti che rendono abbastanza sbrigativi i lavori. Si possono realizzare stuccature quasi immediate. C’è ben poco in giro. E non sto parlando di bravura, non sto assolutamente dicendo che io sono stato capace mentre gli altri no, sto parlando di esperienze vere. I materiali e le tecniche moderne sono molto diversi. Prendiamo ad esempio il paniforte, è eccezionale per questo lavoro, si taglia il piano e si placca, è sufficiente preparare i modelli e la materia e il gioco è fatto. Però in questo modo si finisce col realizzare tutti le stesse cose, e la ripetizione porta alla rapida fine della materia. Gli oggetti creati non hanno armonie. All’orizzonte si intravede una bellezza che scompare una volta giunto il tramonto.

la tecnica Giovanni Zanon

Tra le sue opere-simbolo figura una reinterpretazione della celebre testa di cavallo del carro della luna, opera attribuita a Fidia e facente parte dei fregi del Partenone. C’è un motivo particolare dietro questa scelta?

Iniziai a lavorare sulla testa del cavallo e ho ritenuto da subito che fosse un oggetto estremamente interessante con cui stabilire un contatto. Poi il tutto Partenone non lo potevo proprio  fare.

Rosanna Guadagnino Zanon: Fidia rappresenta un amore che lui ha avuto, non è stato condizionato dalla storia, dalla tradizione, conosceva benissimo il Partenone perché è un grande amante dell’arte antica, l’ha trovato, è impazzito e se l’è fatto suo, e in un certo senso Fidia vive ancora grazie a lui.

Signora Zanon io vorrei farle una domanda riguardo il rapporto fra Lei e suo marito. Ogni tavolo è una storia e racconta una storia, ha materiali diversi, origini diverse, elementi che si fondono in un’opera unica. Riguardo la collezione “50 anni di raccolta” il signor Zanon, poco fa, ha detto che la sta realizzando anche per voi. Ha mai influenzato il suo lavoro?

Lui è uno spontaneo, crea quasi per se stesso. Non pensa di dover realizzare un tavolo, non pensa a quanto potrà costare. Assolutamente no. Lui deve fare, deve esprimersi liberamente, per cui il tavolo è quello, punto. E io zitta.

il prodotto 1 Giovanni Zanon

É di grande interesse anche la questione che interessa la moderna industria dell’artigianato. Ho letto il suo comunicato stampa per l’esposizione “Arredare con l’arte” e l’ho trovato alquanto pungente. Se dicessi Ikea lei cosa risponderebbe?

Ah, Ik-idea! Abbiamo fatto una mostra proprio intitolata Ik-idea, abbiamo rivalutato il legno, abbiamo rivalutato il componibile, abbiamo rivalutato… no, siamo seri, li conosco da quando ho 18 anni perché venivano dalla Scandinavia. Chiaramente 40 anni fa Ikea era interessante, dopo quattro decadi però non si può più dire che sia interessante. É rimasta l’idea, ma è sempre quella. Se diventasse un pochino più intrigante o personalizzante potrei anche capirli, ma ormai sono 40 anni di soli scaffali componibili. Tutti noi abbiamo qualcosa di Ikea nelle nostre case, ce l’hanno tutti i miei parenti, ce l’hanno tutti i parenti del vicino, insomma abbiamo tutti la stessa casa. E questo è un discorso che non accetto. Questo spersonalizza. Non pretendo di vendere a tutti il mio tavolo di marmo, ma pretendo di veder arredata una casa con il gusto del personaggio che la abita, altrimenti si sminuisce la personalità dell’utente. Siccome è diventata famosa, come una sorta di credo, Ikea è diventata casa nostra, e non deve essere così. Parliamoci chiaro, in questo modo le multinazionali con i grandi finanziamenti e le possibilità di intervento mediatico impongono il bisogno di avere sempre più componibili dentro casa. E i mobili te li monti a casa te. Se almeno presentassero qualcosa di triangolare, basta quadrati, inventatevi qualcosa!

il prodotto 2 Giovanni Zanon

Quanto è stato difficile tutelare la vostra creatività?

Ci hanno copiato in tutto e per tutto, commercializzato, hanno industrializzato i nostri processi. Siamo rimasti con le mosche in mano, mentre altri sono andati avanti con le nostre opere di arredo. Questo è grave. Non c’è protezione. Dovremmo adottare il sistema statunitense, lì funziona che ad un artista, ad un designer che crea degli oggetti vengono riconosciute delle royalties. É molto scorretto usare le idee altrui, vantarsene e sfruttare la posizione di vantaggio nei confronti di un artigiano che non è in grado di far causa ad una grande azienda. Negli States in questi frangenti l’azienda va dall’artista e si stipula un contratto. Noi oltretutto abbiamo il brevetto, abbiamo il marchio, e nonostante ciò hanno comunque depredato le nostre idee, spacciandole per loro. In Italia non c’è educazione. Pur copiando spudoratamente il design è sufficiente cambiare il colore, solo il colore, per risultare inattaccabili agli occhi della legge. Questa è la disonestà dell’industria che usa noi artigiani in tutti i modi. Potete anche usare le nostre idee, in realtà ne siamo ben felici, però dateci quello che ci è dovuto, pagateci la creatività. Deve essere riconosciuto il valore aggiunto della creazione, altrimenti crolla la nostra economia. Ma l’Italia dov’è? Ho visto bene le differenze: andavamo a Bari per la fiera dell’artigianato con la Libia e noi eravamo gli unici a presentare prodotti di artigianato. L’artigianato italiano non c’era, completamente assente, però c’erano le bancarelle col food. Sto parlando del 1969, forse non c’erano artigiani in Italia? Ovviamente si, ma se il padiglione costava 5 milioni non conveniva a nessuno esporre all’interno. La verità è che il governo italiano non ci tutela in nessun modo. Ad esempio nel deserto, quando avevo 18 anni, c’era un fiorente artigianato e veniva curato dalle Nazioni Unite, veniva sovvenzionato dal governo, il mio negozio di Tripoli vendeva esclusivamente questi oggetti, ed eravamo ampiamente tutelati dal governo. amb lavoro 2 Giovanni ZanonPraticamente io centralizzavo a Tripoli tutto quello che produceva il deserto. E poi venne anche Bengasi. Era artigianato scelto dalle Nazioni Unite e prodotto dal Labor Office, portarono anche esperti dall’Egitto a spese degli Stati Uniti, loro finanziarono la creazione di un sistema di artigianato locale per avere in cambio asset strategici. Stiamo parlando di anni e anni e anni fa. L’Italia invece è assente, non c’è rispetto e non c’è interesse nei confronti delle persone, siamo solo degli strumenti per lo Stato e questo non lo accetto.

intervista di Marco De Leo

fotografie di Emanuela Pucci

2 comments for “Giovanni Zanon

  1. Addio a Giovanni.
    Questa notte ci ha lasciato la sua grande eredità creativa, artistica e artigianale.
    Un abbraccio a Rosanna Guadagnino che l’ha accompagnato in questi lunghi straordinari anni.

  2. Carissimo zio Giovanni,solo oggi che ci hai lasciati vorrei rendere noto a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerti come artista,che sei stato per me persona molto importante,nel darmi protezione e sicurezza nei momenti difficili,quindinon solo uno zio ma anche.un padre,un fratello piu grande,un amico.Mi dispiace non essere riuscita a comunicartelo prima,ma lo sapevamo tutti e due quanto affetto ci legava! Terrò sempre presente l’uomo che sei stato generoso,umile,sensibile,altruista,avrai avuto i tuoi difetti come tuttima molto abile a cancellarli.Sarai sempre nei miei pensieri.Tua nipote Amalia

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