Genesi di un Brand Universale

Made in Rome

Se Rea Silvia non fosse stata rinchiusa ?

Se avesse potuto allattare lei i gemelli ? Se la lupa fosse stata solo l’attenta e spietata guardiana di una storia antica, seducente e immortale ?

Forse l’immagine avvolgente, sarcastica, molle, distaccata di Roma eterna coinciderebbe con la fierezza di una donna, di una madre intrepida nel tenere al seno il frutto del suo atto d’amore con Marte dio della guerra, come alteri fissano gli occhi della lupa, pronta a difenderne la dignità.


Una vera Mamma Roma, madre amorevole e prostituta, disposta a tutto per il figlio, istintivamente consapevole del proprio destino “…Certo la responsabilità probabilmente è mia… però se io fossi nata in un mondo diverso, se mio padre fosse stato diverso, mia madre diversa, il mio ambiente diverso, probabilmente sarei stata diversa anch’io”

(da: Mamma Roma, film di Pier Paolo Pasolini)


Roma che prova ad essere diversa da quel che è, senza troppa convinzione, rassegnata mollemente a un carattere attribuitole dal destino, spietatamente riverberato nel suo “popolo e la nessuna cura che mette nel piacere agli altri” e nel paesaggio ai margini della città “duro, grezzo, troppo forte per essere amato” e nella toponomastica che “sorprende per la crudeltà”. Fosso di Malafede, Infernaccio, Uomo Morto, Casaccia, Casale della Pidocchiosa, Malagrotta, Quarto di Vipera, Malborghetto.

Viene da pensare che “i nomi messi a certi luoghi siano già una difesa, un modo di allontanare il viaggiatore, il non iniziato…nati più che dal suolo stesso e dagli avvenimenti, dalla ribalda ispirazione degli abitanti, che scherzano sulla loro pelle… una vita di migliaia di anni, passata attraverso la fantasia plebea, con risultati atroci, ma sempre vivi e affascinanti”

(Ennio Flaiano – La solitudine del Satiro)


Non è un risultato atroce l’assassinio di un fratello gemello? Eppure l’atto fondativo è pregno di quel sangue. Nulla può mutare il Fato, neanche fosse stata Rea Silvia ad allattare Romolo e Remo.

Guardateli i due piccoli al seno di Mamma Roma. Uno è adagiato con gli occhi socchiusi, l’altro punta lo sguardo dritto a chi lo sta osservando e ha vinto già la disputa per chi dei due posi la mano direttamente sul cuore della madre. Sarà lui il primo Re. Il destino della Città Eterna continua nei secoli a restituirla sorniona, disincantata, spietata, viva e affascinante.

Maurizio Panunzio


L’emblema “ROMA” è opera creativa dell’Arch. Cristiano Mandich, promotore, fondatore e amministratore di FaròArte, nonché presidente dell’Artigianato Artistico di Confartigianato Imprese Roma, costituituendone formalmente l’apporto degli stessi e della Confartigianato Imprese Roma, anche in qualità di titolare della registrazione, quale visual simbolico ed evocativo di riferimento e di supporto all’azione di sviluppo, divulgazione, promozione e valorizzazione del progetto per il “Made in Rome”

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