La Città dell’Artigianato Artistico Romano

Concept città Artigianato Artistico

Nota di Progetto consegnata al Sindaco di Roma Ignazio Marino il 29 agosto 2013 con lo scopo di fornire alcuni spunti di ipotesi progettuale relativi alla Città dell’Artigianato Artistico Romano, quale tema strategico di sviluppo economico. Documento a cura dell’Arch. Dionisio Mariano Magni

Quadro di contesto e punti di criticità dell’Artigianato Artistico Romano

La competitività del sistema produttivo italiano è fortemente legata a competenze artigiane che hanno rinnovato nel tempo il proprio ruolo d’impresa e proprio in un’economia popolata da Knowledge Workers ciò che caratterizza il nostro sistema manifatturiero è ancora quell’insieme di capacità e competenze personali e locali, che sempre più i nuovi mercati cercano.

L’artigianato produce beni riferiti alla storia del territorio ed alla cultura formatasi in un determinato ambiente economico sociale e noi pensiamo che, nella globalizzazione dei saperi  in atto, abbia un ruolo fondamentale sia nel mantenimento dell’ identità culturale  del “saper fare” e del pensiero che l’ha prodotta, sia nel rispondere alla delocalizzazione della produzione e alla distruzione del valore civile del lavoro, come inteso nell’art.1 della nostra costituzione.

L’artigianato, quello artistico in particolare, rappresenta uno dei tratti distintivi dell’economia italiana e dà riconoscibilità al nostro paese nel mondo, ma quale potrà essere il futuro dei  “mestieri” e che ruolo  può avere  nella società globale e nella nuova economia planetaria?

Alcuni dati già possono aiutare la corretta valutazione del quadro di riferimento sul da farsi:

A livello regionale l’artigianato artistico e di tradizione è specificatamente tutelato e valorizzato dalla legge regionale n 10/2007 (capo II art 12-16).

Il  50% delle 93 mila imprese artigiane laziali si trovano a Roma e provincia ed una gran parte di esse sono definibili  “artistiche e di tradizione” come stabilito dal DPR 288 del 25-5-2001.

La crisi che investe il tessuto produttivo italiano impatta drammaticamente con l’occupazione, soprattutto giovanile, ma anche con quelle piccole imprese che non hanno ne le competenze ne le risorse per avviare processi di innovazione e di sviluppo.

Gli effetti a Roma e nell’hinterland metropolitano non sono solo economici e occupazionali, ma anche fortemente incidenti sulla società civile;  il “tema giovani” e alcuni dei loro comportamenti, hanno la principale causa nel senso di frustrazione  e rabbia che prende chi non vede prospettive concrete e  soddisfacenti in termini di percorso di vita, perché non riesce a trovare la bussola del lavoro, dell’autonomia, della responsabilizzazione e dell’indipendenza. Il fenomeno “neet” (not in education, employment, training), peggiora con il procedere della crisi. Risultano neet  circa il 17% della popolazione tra i 25 e i 29 anni, ma vi galleggia intorno una gran parte dei giovani che vivono in un contesto culturale diffuso caratterizzato da:

  • pregiudizi negativi nei confronti del lavoro manuale;
  • inadeguatezza del sistema formativo rispetto alle professionalità utili;
  • rappresentazione del lavoro manuale come “antico”, mal pagato;
  • “de-manualizzazione” della didattica nella scuola e attesa del lavoro “impiegatizia”.

Riferendosi ai dati del “Rapporto sull’Artigianato Artistico e tradizionale – indagine campionaria della regione Lazio, anno 2010”, si evince che il 75% delle imprese campionate risultano di forma individuale, il 77% operano sul mercato locale o al massimo regionale, producendo un reddito che è spesso di sussistenza e comunque nel 63% dei casi al di sotto dei 30.000 euro annui.

In generale le difficoltà riscontrate sono nella forza lavoro, capacità ideativa, processo produttivo, capacità di innovazione.

A nostro avviso  ganglio critico di questa situazione è nella debolezza del disegno politico nazionale e locale riservato al settore, da cui consegue una scarsa disponibilità di strumenti finanziari sia pubblici che privati e scarsa iniziativa strutturata.

Oggi è evidente la necessità di recuperare rapidamente il terreno perso, mentre già dagli Stati uniti arriva la nuova onda del movimento dei Makers che annuncia una rivoluzione nel mondo produttivo con la nascita dei FabLab, luoghi dove nascono nuovi modelli di produzione manifatturiera, su cui il presidente Obama ha annunciato un piano per 3 miliardi di dollari.

Il  modello “Artigianato Artistico Romano”

Le criticità emerse rappresentano un sistema a più incognite, che tengono bloccate le potenzialità dell’Artigianato Artistico Romano.

Per dargli soluzione indichiamo quattro valori da attribuire al sistema:

  1. La certificazione del prodotto secondo il grado di valore etico della filiera e l’eccellenza manifatturiera del prodotto
  2. la trasmissione del know-how di settore congiunta ad innovazione di metodo, di processo e di prodotto
  3. la sensibilizzazione del mercato attraverso il rafforzamento della reputazione del contesto del settore Artigianato Artistico Romano presso tutti gli stakeolders del sistema
  4. la sostenibilità globale del settore come valore di contesto generata e fatta crescere nei laboratori di coworking creativi

L’Artigianato Artistico Romano porta il peso di una eredità storica e culturale di due millenni; i valori indicati debbono consentire di raggiungere contemporaneamente agli obiettivi  della Conservazione e della Valorizzazione, già patrimonio dell’azione dell’amministrazione pubblica, a quello dell’Innovazione e della Comunicazione, così da divenire settore economico evoluto.

Il modello da realizzare deve quindi coniugare tre azioni principali:

  • La trasmissione di conoscenze e competenze attraverso la realizzazione di percorsi innovativi di formazione di ingresso, formazione continua, incubazione d’impresa e start-up;
  • La costruzione di un sistema di integrazione e scambio delle risorse di conoscenza e competenza presenti sul territorio (laboratori di coworking, università, centri ricerca su nuovi materiali, ecc.)
  • La costruzione di un luogo fisico specifico per l’artigianato dedicato alla conservazione e alla trasmissione della cultura del lavoro artigianale  e alla innovazione.

La Città dell’Artigianato Artistico Romano

La città dell’Artigianato Artistico Romano a cui pensiamo è il “Foro“ inteso come spazio di incontro culturale, sociale, della formazione e produttivo, declinato per diversi obiettivi e in diverse forme, della discussione, della comunicazione, della ricerca e della sperimentazione, aperta all’ambiente urbano ed in relazione con esso, dove la formazione sia fortemente connessa con il sistema scolastico istruttivo e professionalizzante e la ricerca universitaria, come pure proposto nel progetto “Porta Futuro” della Provincia di Roma.

La città dell’Artigianato Artistico Romano dovrà essere uno spazio fisico etico di grande qualità, di design  simbolico, coerenza ambientale, funzionale e tecnologica.

Sia una “Smart – Village – Farm Romano” – isola energetica in grado di produrre tanta energia quanta ne consumerà.

Deve avere le funzioni generali di:

  • Centro di Documentazione e Conservazione.
  • Centro di Formazione e Sperimentazione Creativa.
  • Centro di servizi alle aziende per il marketing e lo sviluppo commerciale.
  • Centro espositivo e commerciale

L’Ipotesi organizzativo funzionale deve comporre in architettura sei aree tematiche:

  • Area work-shop (Produzione e  Vendita) –  Mq 8.500
  • Area Cultura (Biblioteca, Archivio, Conservatoria e Museo) – Mq 4.000
  • Area Meeting (Conferenze, Convegni, Riunioni) – Mq 3.000
  • Area servizi alla vendita (Studi Foto-Video Ripresa, E-commerce) – Mq 2.500
  • Area Formazione e sviluppo (Formazione, Incubatore, Start up) – Mq 1.000
  • Area Ospitalità (Foresteria, Ristorazione, Ricreazione) – Mq 1.000

La configurazione prevede l’insediamento di circa 120 imprese di cui 30 del restauro e 90 manifatturiere, con laboratori e magazzini; punta alla massima flessibilità degli spazi per ottimizzare costi di realizzazione, uso, manutenzione e utilizzazione del suolo.

Condizione fondamentale per i costi di gestione è realizzare la città dell’Artigianato Artistico Romano, come isola energetica in linea con le indicazioni comunitarie europee.

Deve essere l’“hub” tra ricerca, “farm” creativa e  aziende di Artigianato Artistico Romano.

Le 120 imprese artigiane insediabili dovranno essere scelte a mezzo di bando pubblico, con selezione dal distretto territoriale romano, di esclusiva filiera e produzione locale certificabile a mezzo di marchio specifico “ Made in Rome”.

Le aree Work shop, Meeting, Servizi alla vendita, saranno disponibili alle  imprese dell’area romana interessate, gli introiti derivanti da tali servizi e utilizzi saranno finalizzati a coprire le spese di gestione e mantenimento del complesso.

Risorse attivabili

Per la realizzazione della Città dell’Artigianato Artistico Romano, oltre alle risorse già note rese disponibili dalla Camera di Commercio di Roma, ed azioni possibili di project financing, possiamo indicare quelle di provenienza Comunitaria attivabili anche sottoforma di investimenti territoriali integrati:

  • Dalle decisioni finali sul budget europeo, si definiranno anche iniziative importanti come l’eventuale quota dei fondi strutturali che sarebbero gestiti direttamente dalle città e quantificabili nel 5% del totale. Da verificare, a comunicazione definitiva sul nuovo bilancio UE, anche quale la parte destinata a Roma e le modalità di utilizzo.
  • Un ulteriore strumento di sicuro interesse programmatico e dal forte potenziale d’impatto sul territorio per la prossima programmazione sono i cosiddetti ITI – Interventi Territoriali Integrati. Attraverso tale modalità sarebbe possibile progettare interventi di sviluppo urbano sostenibile intervenendo congiuntamente con risorse del FESR e del FSE. (Investimenti Territoriali Integrati)
  • Per il nuovo periodo di programmazione, il nuovo POR FESR, anche alla luce degli elementi sopra citati, riproporrà una misura equivalente all’attuale “Asse V”, di riqualificazione e rigenerazione urbana, con risorse simili a quelle dedicate nell’attuale PO; circa 120 mln €.

Modello Gestionale

Le altre realtà osservate indicano come migliore modello di governance un soggetto giuridico di diritto privato autonomo, sia profit (SpA) che no profit (Fondazione) avente per soci fondatori gli enti locali (Comune, Regione) la CCIAA e le sigle sindacali.

documento a cura dell’Arch. Dionisio Mariano Magni

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