#MadeinRome: modello innovativo, tassello per un nuovo mosaico sociale, culturale ed economico

Il post lockdown ha messo in evidenza come stiamo vivendo un’epoca di cambiamenti e radicali trasformazioni degli ecosistemi ambientali ed umani, anche grazie alla rivoluzione digitale; un fenomeno che coinvolge anche la ‘dimensione culturale’ di tutte le comunità umane e che, in ogni parte del mondo, vivono un contrasto, a volte drammatico, tra le opportunità offerte dai cambiamenti in atto e le complessità introdotte dalle stesse trasformazioni

Riflessioni a due voci tra l’Arch. Nisio Magni, Presidente di FaròArte, e l’Arch. Giancarlo Micheli, Presidente onorario del Comitato Promotore della Fondazione di Partecipazione per il #MadeinRome


Carlo d’Aloisio Mayo, Giancarlo Micheli e Nisio Magni alla 78^ Mostra Internazionale dell’Artigianato di Firenze nel 2014

Dopo i precedenti interventi – si veda il punto riepilogativo nell’articolo pubblicato martedì 28 dicembre su ‘L’Indro’ – volti a rappresentare la visione e la progettualità, proponiamo ora un dialogo sul tema del #MadeinRome tra l’Arch. Dionisio Mariano Magni, presidente di FaròArte, e l’Arch. Giancarlo Micheli, presidente onorario del Comitato Promotore della Fondazione di Partecipazione per il #MadeinRome.

Magni: Ti ricordi, Giancarlo, di come chiusi l’articolo ‘ROMA – La città Eterna ama nascondersi’ editato sul n.23 di ‘EQUIPéCO’ nel 2010 (trimestrale di ricerca e documentazione artistica e culturale)? Lo chiusi riportandovi un tuo scritto a cui tenevi molto che fosse pubblicato, te ne ricordo solo il finale: ‘… abbiamo ormai gettato in una discarica computer e stampanti e impugnato una matita, una penna spuntata, un calamaio di inchiostro annacquato e stinto per disegnare le forme urbane prodotte dall’umile lavoro di infinite schiere di operai edili. Ci siamo serviti di tante elaborazioni, studi e ricerche, ma al fondo di tutto abbiamo cercato le tracce dell’intelletto così come è stato impresso dal lavoro umano, nel terreno reale di questi colli solcati dalle anse del Tevere ad indicarne le forme della sua civiltà. Ma quanto di prodigioso emerge nella storia di Roma, costituisce soltanto in forma amplificata, quanto avviene all’insorgere di qualsiasi altra città nelle aspettative e nelle aspirazioni di nuove popolazioni. Per il resto sarà il disegno a raccontare quelle verità, quel disegno che, a detta di Confucio, vale più di mille parole.’

Micheli: ‘Si mi riconosco pienamente in questo scritto, anzi esso dà ancora più ragione al motivo per cui due anni fa accettai d’essere presidente onorario del Comitato Promotore della Fondazione di Partecipazione per il #MadeinRome. Roma per me che sono nato e vissuto nel suo ventre antico è la ragione di una continua osservazione e, nelle mie capacità, di studio e ricerca ancor più oggi che si ha necessità di rigenerala in un modello nuovo.’

Magni: ‘Il post lockdown ha messo in evidenza che stiamo vivendo un’epoca di cambiamenti e radicali trasformazioni degli ecosistemi ambientali ed umani, caratterizzati dal cambiamento climatico e dalla rivoluzione digitale. Questo cambiamento coinvolge la dimensione culturale di tutte le comunità umane che in ogni parte del mondo vivono un contrasto a volte drammatico tra le opportunità offerte dai cambiamenti in atto e le complessità introdotte dalle stesse trasformazioni.’

Micheli: ‘Condivido questo tuo pensare e ritengo che se in Italia attualmente siamo incapaci di generare una pianificazione coerente con la storia dei nostri territori è perché è mancata nella cultura scientifica una visione umanistica identitaria capace di assumere ambiente e natura dei territori nelle loro diversità ambientali e sociali, come teatri da interpretare e conoscere strutturalmente.’

Magni: ‘Infatti, ma oggi in molti avvertono che si è perso il valore della preesistente identità culturale storica insieme al suo legame con i territori di gestazione e che l’asservimento alla produzione seriale di massa, orientata alla standardizzazione del banale, nata negli anni del boom e assunta come dominante con Il ‘Liberismo economico finanziario’ ha prodotto  unicamente il raggiungimento di traguardi edonistici e di affermazione consumistica, comportando lo sradicamento dai territori dei patrimoni culturali storici, rendendo spesso impossibile il recupero dell’irriproducibile.’

Micheli: ‘E’ vero, si avverte la necessità di riconsiderare i territori come espressioni culturali da collegare a politiche si sviluppo delle identità locali, e su questo mi sembra che si innesti con coerenza il riconoscimento del marchio democratico del #MadeinRome.’

Magni: ‘E’ proprio così, infatti esso rappresenta un modo concreto per riconoscere appieno il territorio romano nella dimensione demo-antropologica del ‘Paesaggio Culturale’, ma segnandovi una demarcazione fondamentale quella del superamento della concezione di subalternità culturale attribuita dalla cultura capitalistica industriale alla creatività ed alla produzione artigianale. Si dovrebbe rileggere attentamente e collegare saldamente il pensiero di Gramsci su egemonia e subalternità della cultura operaia a quella della borghesia, un modello egemonico che oggi dimostra la sua inadeguatezza davanti alla crisi ambientale e sociale del pianeta.

Micheli: ‘Dobbiamo però avere chiaro che il modello che prefiguriamo del #MadeinRome, è solo un modello e che nel caso esso può solo rappresentare una tessera del mosaico più vasto da assemblare per arrivare al vero cambiamento che la drammaticità della situazione attuale richiede …’

Magni: ‘Si ne convengo, ma i fallimenti dei vertici dei leader mondiali dei giorni passati invocano proprio quel cambio della cultura dominante a cui si può dare risposta solo con una partecipazione attiva ad azioni di cambiamento. Oltre al movimento generato da Greta Thumberg che sicuramente sta generando una forte riflessione collettiva nelle nuove generazioni di adolescenti contro la cultura del consumo, si ha il dovere di cercare le strade per esprimere un nuovo umanesimo. I fatti di tutti i giorni lo richiedono. Leggevo oggi un articolo apparso su ‘Vatican News’, recapitatomi via web da un amico, dove è scritto che il secondo rapporto Istat 2021 riporta la povertà assoluta in Italia per oltre 2 milioni di famiglie e che essa è in forte crescita soprattutto al nord, proprio dove l’organizzazione industriale capitalistica italiana è stata ed è tutt’ora dominante. Di certo saranno date molte spiegazioni a tutto ciò, ma anche in questo dato colgo una disparità mai eliminata, quella che rilevava lo stesso Gramsci, di un sud Italia caratterizzato da una subalternità sociale voluta dal nord Industriale e Borghese che ha negato una reale democrazia. Oggi ancora quei rapporti di forza non sono cambiati e l’egemonia culturale ‘Borghese’ mostra la sua incapacità a gestire i cambiamenti di questi tempi, la povertà che vediamo ad ogni angolo di Roma è conseguenza di un sistema economico finanziario che va modificato con creatività dando valore a nuove relazioni economiche con obiettivi condivisi e finalità sociali inclusive, proprio come riteniamo debba funzionare il modello #MadeinRome.’

Micheli: ‘Se si riuscisse a far prevalere questa visione, si riuscirebbe anche a generare una Pianificazione per Roma che ne recuperi in pieno l’identità culturale, quella che già Numa Pompilio aveva tracciato istituendo otto corporazioni artigiane: Calzolai, Flautisti, Legnaioli, Orefici, Pellai, Pentolai, Ramai, Tintori. Sarebbe per me una grande soddisfazione pensare che quella Roma che per anni ho ricostruito con visioni fantastiche, sia da supporto all’esprimersi di un nuovo modello, tutti sperano che il lavoro della propria vita abbia senso per chi verrà dopo: vorrei che il mio, fatto sempre come alternativa ai modelli dominanti, lo abbia.’


Giancarlo Micheli, nato a Roma il 15 Aprile del 1940 nel centralissimo rione Parione, osserva e descrive da due diversi punti di vista la propria realtà: dal punto di vista del pittore e dal punto di vista dell’architetto. In effetti possiede ambedue le visuali confermate dal suo percorso formativo scolastico, essendosi diplomato presso il liceo artistico di via di Ripetta e laureato in Architettura a Roma.

Nella sua attività, vissuta convintamente nel rigore dell’impegno sociale e politico, ha utilizzato il disegno come strumento base per far esprimere contemporaneamente sia il pittore che l’architetto.

Non è facile a tutti orientarsi nella sua opera perché, secondo la visione separata delle arti a cui siamo avvezzi, viviamo come diverse le due espressioni che lui contemporaneamente adotta, ma al contempo restiamo affascinati dal suo tratto artistico, dalla bellezza e dalla leggerezza della sua rappresentazione.

Molto del suo disegno è espresso ‘all’antica’ con colori ambrati di tono su tono, dove prevale il paesaggio urbano o del territorio contrappuntato di architetture e animato da personaggi tratti dal mito e dalla storia, calati in scene piene di immaginazione.

La altissima bravura nel disegnare, Giancarlo la impiega nella ricerca di una costante armonica con cui descrivere paesaggi e architetture e la sostiene al contempo con una robusta struttura culturale, che s’è costruito attraverso lo studio approfondito e la costante rilettura di autori classici e moderni, ma soprattutto con la ricerca e la sperimentazione, fatta sempre a proprie spese nella solitudine del suo studio, dove biblioteca e opere convivono con lui.

La lunga ricerca di Giancarlo è approdata alla fine anche alla pittura dove su tavole preparate a biacca, da sé stesso all’antica, ha creato due quadri dove la luce e l’aria esistono, sono reali, e fanno parte del paesaggio e della storia che vi si svolge.

Aveva ragione Vincenzo Romano Salvia che vedendo i suoi disegni esclamò ‘magari dipingesse come disegna’.

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