Mi chiamo Daniela Ridolfi, sono un’Artigiana.

La testimonianza di un’Artigiana romana che, con passione, …

– RACCONTA la straordinaria storia di terza generazione della sua bottega storica, la Calzoleria Petrocchi

– ESORTA gli Artigiani a non rassegnarsi, a reagire e ad organizzarsi per credere nel futuro

– DENUNCIA l’inadeguatezza di Chi ha governato il settore in questi decenni e lancia un appello ai Politici che si candidano alla Regione Lazio, affinché – come prescrive la Costituzione – facciano scelte coraggiose ed innovative per la Tutela concreta e lo Sviluppo innovativo dell’Artigianato !

Chi accetterà la Sfida per costruire un Nuovo Futuro dell’Artigianato ?


Mi chiamo Daniela Ridolfi e sono un’imprenditrice artigiana.

Sono romana, classe 1967.

Conduco l’azienda familiare che ho ereditato da mio padre, Bruno, artigiano: la Calzoleria Petrocchi.

Più volte, nel corso di questi anni, mi sono posta la domanda “Perché? Perché proseguire un’attività artigiana in questi tempi del tutto e subito e del mercato globalizzato?”

Realizziamo calzature artigianali e su misura dal 1946, siamo dunque una realtà romana con una entusiasmante storia nel nostro archivio della memoria (e non solo della memoria, perché il nostro archivio è stato censito dal Ministero della Cultura come archivio della moda del ‘900!) e indubbiamente questa circostanza mi ha affascinato fin da ragazza.

Chi ha la fortuna di aver avuto un genitore artigiano, conosce bene cosa significhi.

Un tempo l’artigiano era tutt’uno con la sua bottega, intesa come luogo fisico e creativo, fatta di strumenti del lavoro, gli attrezzi, ma anche e soprattutto delle proprie mani che connesse alla mente e al cuore danno vita ad un prodotto unico, nel senso che non ha eguali.

Crescere osservando il proprio papà che, con movimenti sapienti, plasma una forma di legno o crea un modello da un’idea, non può lasciare indifferente una bambina curiosa ed attenta come lo sono stata io.

E così, da adolescente, sempre più spesso ero in bottega e quel luogo magico e al tempo stesso autentico, fatto di storie, persone, intuizioni e ancora di risate e di sfide quotidiane, mi affascinava sempre più e, completati gli studi giuridici, ho deciso di non poter permettere che questa bella storia romana finisse … E così di storia ne è cominciata un’altra. La mia, nella Calzoleria.

Cosa significa oggi, nel 2023, essere un’artigiana?

Significa molte cose, alcune ancora entusiasmanti, altre meno.

Sicuramente per me significa portare avanti un’impresa che affonda le proprie origini nella mia storia familiare, non solo paterna con mio padre Bruno e prima ancora lo zio Tito Petrocchi, da cui l’azienda trae il nome, ma anche materna. La nonna Maria era infatti un’orlatrice e, a detta dei più grandi calzolai romani dell’epoca, una delle migliori di Roma.

Questo, mi rendo conto, è un fatto personale, per così dire, intimo, che poco importa ai più.

C’è un fatto che però da personale e intimo, diventa patrimonio di tutti, ed è un fatto storico, legato cioè alla storia culturale del nostro Paese.

La nostra Calzoleria è stata infatti onorata dalla presenza di personalità importanti, del mondo del cinema, del teatro, del giornalismo, dell’imprenditoria, che, tra gli anni ’50 e ’90 del ‘900, hanno lasciato l’impronta del loro piede nella nostra bottega. Questo connubio tra star system e artigiani, tipico di quegli anni, è un fenomeno che ha riguardato tante botteghe artigiane dell’epoca, non solo noi evidentemente. Questa felice interferenza, ha contributo a creare il fruttuoso brand del Made in Italy, ma ha alla sua origine il saper fare e la creatività degli artigiani italiani.

Gli artigiani sono infatti e senza ombra di dubbio, un pezzo della nostra Cultura, l’artigianalità è un tratto distintivo del nostro Paese, dell’Italia più bella ed amata nel mondo, che ci viene non solo riconosciuto, ma copiato a man bassa, tanto che il Made in Italy è un brand trainante economia in tutto il mondo e sottoposto a tutela (anche dalla Costituzione nel suo art. 45, in forma prodromica) da parte delle istituzioni, quantomeno ad un tentativo di tutela.

E questa è sicuramente la parte entusiasmante della storia…

L’Italia si è dimenticata degli artigiani e li sta lasciando estinguere.

Questa è la storia triste che ci riguarda tutti, non solo noi artigiani.

Indubbiamente è in atto un cambiamento culturale e storico importante, per cui l’artigiano, concepito come lo era fino a qualche decennio fa, chiuso ed isolato nella sua bottega, ha esaurito il suo tempo, proprio perché una tale concezione dell’impresa artigiana non riesce più a competere con le modalità e le interazioni economiche, e quindi commerciali, attuali.

Motivo per cui tanti artigiani hanno chiuso bottega, come constatiamo tutti.

L’artigiano che resiste è colui che è in grado di trasformare il proprio lavoro e di connetterlo con i tempi odierni, e che in fondo considera il cambiamento del mercato un’opportunità, una nuova sfida. Ed in questo senso l’artigiano di quest’epoca è, non solo colui che semplicemente resiste, ma è colui che, mantenendo alta la qualità del suo lavoro, sfrutta a proprio favore le opportunità che il sistema globale oggi gli offre.

La crisi dell’artigianato deve, a mio avviso ed in prima analisi indurre gli stessi artigiani a farsi delle domande e ad attuare una trasformazione della propria azienda artigiana.

Spesso, per mia predisposizione mentale ed indole, mi trovo a confrontarmi con altri artigiani della mia città ma non solo, e noto in molti di loro, sfiducia, malcontento e in alcuni casi rabbia e frustrazione. E certo lo si può comprendere, perché attraversiamo un momento storico complicato e non serve qui indicare i motivi di una crisi che conosciamo tutti.

Ogni epoca però ha la sua crisi.

E se cominciassimo davvero a considerare il termine “crisi” dal punto di vista del suo significato etimologico greco quale, in senso positivo, momento di discernimento che può trasformarsi nel presupposto necessario di un miglioramento??

E quindi è a voi, artigiani, che dico “Prendete in mano la vostra azienda e cercate con la creatività che da sempre vi contraddistingue, di trasformarla e di renderla attuale, sfruttando le opportunità di questo nostro tempo, che non sono poche!”

E basta lamentarvi su come i tempi e il lavoro siano cambiati, certo che sono cambiati ma è da quando esiste l’uomo sulla Terra che le cose cambiano… semplicemente si trasformano!

Ognuno deve fare la sua parte e noi imprenditori artigiani dobbiamo ritornare ad essere promotori e connettori di creatività con energia ed entusiasmo e abbiamo il dovere di tentare, quantomeno, un rinnovamento del nostro lavoro e del settore!

Certo non posso non denunciare, anzi ci tengo a farlo a gran voce, che esistono delle responsabilità gravissime da parte delle istituzioni, dei nostri amministratori.

La Costituzione sancisce lo sviluppo dell’artigianato ed indica per legge la Regione quale organo competente dell’azione di tutela dell’artigianato stesso.

Ebbene la normativa a tutela dello sviluppo dell’artigianato è rimasta lettera morta nelle scrivanie dei politici che ci hanno amministrato negli ultimi decenni. Quelle stesse scrivanie posizionate davanti alle loro comode poltrone!

E la stessa fine ha fatto, per es. nella Regione Lazio, quella legge che avrebbe dovuto innescare un circolo virtuoso, coinvolgendo i maestri artigiani, gli ultimi sopravvissuti, nella trasmissione dei saperi e delle competenze artigiane.

Tutto ciò è indubbiamente sconfortante ed in più indice di una grave miopia istituzionale in quanto ritengo che rinnovare, con strumenti legislativi e fiscali adeguati, il settore dell’artigianato, per esempio quello artistico, sia dal punto di vista economico un volano importante per l’Italia e nello specifico per la città di Roma, da sempre città a vocazione artigiana d’eccellenza!

Nella mia esperienza tanti giovani, non solo italiani, si avvicinano oggi all’artigianato, con una mentalità e modalità differenti rispetto al passato.

Sono spesso giovani con percorsi di studio significativi.

La loro scelta di intraprendere un’attività artigiana è fatta pertanto con consapevolezza e volontà, rispetto per esempio alle generazioni passate che spesso venivano quasi obbligate ad intraprendere o proseguire attività artigiane di famiglia.

Inoltre, queste nuove generazioni di giovani artigiani, sono per natura e nascita connessi al mondo e agli strumenti digitali, senza i quali oggi non è pensabile fare impresa.

Tutelare l’artigianato significa pertanto dare una chance a questi giovani, per far sì che siano loro, oggi, a traghettare il sapere artigiano dei nostri genitori e nonni oltre l’ostacolo.

Queste mie parole sono rivolte a voi, futuri amministratori regionali, chiunque voi siate e a qualunque schieramento politico apparteniate, non lasciatevi scappare l’opportunità di mettere in atto azioni politiche concrete a favore della tutela e dello sviluppo dell’Artigianato.

Non perdete questa ulteriore possibilità di trasformare le tante parole che in questi giorni state pronunciando per cercare il nostro voto, con propositi e intenzioni di programmi futuri, in azioni politiche reali. Qualora sarete eletti.

Perché a noi artigiani, abituati a trasformare le idee in fatti concreti e visibili, le parole non ci bastano più!!

Daniela Ridolfi, un’Artigiana


Puoi sostenere l’Artigianato firmando e condividendo questa petizione lanciata su Change.org !

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