Dal libro “Le società artigiane” di Ugo Patroni Griffi, spunti e riflessioni verso un nuovo modello di fare “impresa culturale artigiana”

Nelle scorse settimane abbiamo segnalato e recensito la recente pubblicazione dell’interessante libro del Prof. Ugo Patroni Griffi – Docente alla UniBari ed alla Luiss di Roma – sul tema delle “società artigiane”. Con questo articolo vogliamo dedicare all’edizione del Prof. Griffi alcune ulteriori considerazioni e riflessioni, nella consapevolezza e nella convinzione che, in particolare nello specifico settore, il rilancio competitivo e quindi il Futuro dell’Artigianato Artistico e Creativo non può che passare per una seria, quanto urgente, ridefinizione del “modello” di fare “impresa” e dell’inderogabile condizione di riconoscimento della sua natura “culturale“.

“Le società artigiane” di Ugo Patroni Griffi: diritto, identità e futuro di un sapere produttivo

di Sara Domenici


Il volume Le società artigiane di Ugo Patroni Griffi rappresenta un contributo prezioso e articolato sul diritto delle imprese artigiane, analizzabile da più punti di vista: scientifico, politico-istituzionale e culturale.

Sul piano scientifico, il volume offre una ricostruzione chiara e sistematica della disciplina delle società artigiane, evidenziando le ragioni economiche, sociali e culturali che ne hanno motivato l’evoluzione.

L’approccio metodologico, che combina analisi giuridico-sistematica, esempi concreti e considerazioni interdisciplinari tra diritto, economia e politica industriale, rende il libro prezioso sia per gli studiosi sia per gli operatori del settore.

Tuttavia, la comprensione dell’artigianato richiede una visione che vada oltre il tradizionale diritto commerciale, abbracciando il diritto del lavoro, facendo attenzione al rapporto tra artigiano e collaboratori, il diritto tributario, per affrontare gli aspetti fiscali del settore, il diritto amministrativo, per le licenze e le autorizzazioni, e il diritto della proprietà intellettuale, per tutelare il valore del Made in Italy e dell’ingegno creativo.

L’apporto della sociologia del lavoro diviene essenziale per comprendere le motivazioni intrinseche, le dinamiche di gruppo e la trasmissione del sapere che caratterizzano il lavoro artigianale. Inoltre, un’analisi di diritto comparato, che esamini come altri tutelano e promuovono l’artigianato, potrebbe offrire spunti preziosi per migliorare la legislazione italiana, ad esempio attraverso marchi di qualità e certificazioni specifiche.

L’istituzione (ipotetica ma auspicabile) di un Osservatorio dei Mestieri d’Arte permetterebbe di monitorare l’evoluzione del settore, studiandone le tendenze, raccogliendo dati statistici e proponendo soluzioni innovative.

Sul piano politico-istituzionale, Patroni Griffi evidenzia l’urgenza di adeguare la normativa alle trasformazioni contemporanee. La legge-quadro del 1985 appare oggi insufficiente per comprendere le nuove forme produttive. Quindi, l’autore propone una normativa più flessibile e inclusiva, capace di valorizzare la pluralità delle forme organizzative e di affrontare temi cruciali come il passaggio generazionale, la sostenibilità, la digitalizzazione dei processi e la trasparenza delle filiere.

In questo contesto, la digitalizzazione pone sfide inedite, richiedendo incentivi per l’adozione di tecnologie come la manifattura digitale, la stampa 3D e l’IA, senza compromettere il valore del saper fare artigianale. Questo implica investimenti in formazione, la realizzazione di infrastrutture di supporto per avviare le imprese artigiane, e la promozione della collaborazione tra artigiani e innovatori digitali.

La sostenibilità ambientale è diventata una priorità assoluta, con la necessità di favorire l’uso di materiali riciclati e riciclabili, la riduzione degli sprechi, la produzione a km 0 e la riparazione dei prodotti, magari attraverso agevolazioni fiscali per le imprese artigiane che adottano pratiche eco-compatibili e utilizzano energia rinnovabile.

Il passaggio generazionale, cruciale per evitare la perdita di saperi artigianali, richiede misure che favoriscano l’apprendistato, la creazione di botteghe scuola e la valorizzazione della figura del Maestro Artigiano, magari attraverso un sistema di tutoraggio finanziato pubblicamente.

Infine, l’internazionalizzazione del Made in Italy artigianale necessita di un supporto legislativo concreto, che semplifichi le procedure burocratiche, finanzi la partecipazione a fiere e mostre, e promuova la creazione di piattaforme online per la vendita dei prodotti artigianali, analizzando il successo e le criticità di piattaforme già esistenti.

Sul piano culturale, il volume valorizza l’artigianato come identità collettiva e risorsa per il futuro.

L’impresa artigiana è presentata come una forma di libertà economica profondamente radicata nella Costituzione, dove il lavoro non è solo strumento di progresso, ma misura di dignità. L’artigianato diventa così una “Costituzione vivente” del lavoro italiano, capace di conciliare tradizione e innovazione e di favorire la coesione sociale.

Ugo Patroni Griffi conferma l’artigianato come elemento centrale dell’identità economica e sociale italiana, sottolineandone il ruolo di laboratorio di innovazione e di responsabilità collettiva, capace di coniugare libertà d’impresa e solidarietà e di guidare le trasformazioni del tessuto produttivo contemporaneo.

Tuttavia, la forma societaria è solo uno strumento. La vera sfida è promuovere una cultura d’impresa che valorizzi l’artigianalità, l’innovazione e la collaborazione, investendo in formazione manageriale per gli artigiani, incoraggiando la creazione di reti e consorzi, e promuovendo la narrazione del valore dell’artigianato.

Il design può rappresentare una connessione tra tradizione e innovazione, con collaborazioni tra artigiani e designer che portino alla creazione di prodotti unici, che combinano il saper fare artigiano con le esigenze del mercato contemporaneo.

L’ultimo elemento essenziale è il turismo esperienziale, in quanto ai turisti la possibilità di visitare le botteghe, di partecipare a laboratori e di creare i propri oggetti artigianali. Può valorizzare il territorio, promuovere la cultura locale e sostenere l’economia artigiana.

Alla fine di questa lettura, nasce spontanea una riflessione che riguarda non solo il diritto, ma anche la cultura economica e produttiva contemporanea: quale forma societaria è oggi davvero capace di interpretare e sostenere le imprese dell’artigianato artistico e creativo?

Oggi, i confini tra impresa individuale e collaborazione collettiva sono sempre più sfumati, perciò la risposta non può essere univoca né legata a schemi tradizionali.

Le botteghe contemporanee non sono più soltanto luoghi di produzione, ma spazi di contaminazione tra arti, tecnologie e saperi, dove la manualità incontra il digitale e il valore si crea attraverso la condivisione di conoscenze. In questa prospettiva, il tema della forma societaria assume un’importanza strategica: non si tratta solo di una questione giuridica, ma di un elemento identitario che può favorire la crescita del settore.

Le imprese artigiane del futuro avranno bisogno di modelli organizzativi flessibili, capaci di armonizzare autonomia e cooperazione; modelli che riconoscano la centralità della persona e del lavoro, ma che al tempo stesso permettano di accedere a capitali, tecnologie e mercati più ampi. Così, il “fare rete” diventa la chiave per il rinnovamento dell’artigianato.

La collaborazione tra imprese, la creazione di consorzi, cooperative o reti di filiera possono rappresentare la risposta più efficace alle sfide poste dalla digitalizzazione, dalla sostenibilità e dalla competizione globale. Solo attraverso la condivisione di risorse, competenze e progettualità sarà possibile preservare l’identità artigiana, garantendo allo stesso tempo competitività e innovazione.

Forse, allora, la vera domanda non è quale forma societaria scegliere, ma quale “modello culturale d’impresa” promuovere.

Un’artigianalità capace di custodire il sapere individuale, ma al tempo stesso anche in grado di aprirsi alla collaborazione e all’innovazione condivisa; un modello produttivo che non rinunci alla propria anima creativa, ma che potenzi la filiera attraverso le sinergie.

Solo un Artigianato che sa mettersi in Rete potrà affrontare con forza le trasformazioni competitive della società e del mercato e continuare a rappresentare una delle espressioni identitarie più vitali e dinamiche dell’economia culturale italiana.

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