Riceviamo da Piermarco Parracciani e con grande piacere pubblichiamo il suo personale ricordo dell’amico Luigi Gentili, sociologo, economista e saggista, prematuramente scomparso circa due anni fa, nel Gennaio del 2024.
Come FaròArte, con Luigi, nel corso degli anni, abbiamo condiviso molte idee e promosso visioni innovative sulla tematica dell’Artigianato Artistico e Creativo, intraprendendo diverse iniziative insieme.
Qui è possibile leggere un estratto della collaborazione tra FaròArte e Luigi Gentili.
Grazie.
Dionisio Mariano Magni e Carlo d’Aloisio Mayo
Nel corso della mia attività di studioso delle arti e del cinema ho avuto modo di conoscere Luigi Gentili sociologo e saggista che mi ha insegnato molte cose. Ero giovane all’epoca e con l’arte e l’economia muovevo ancora i miei primi passi.
Ho conosciuto Luigi quando frequentavo i corsi di Risorse Umane e Organizzazione e Management degli Eventi presso IFOSTUD. Frequentando i suoi corsi dentro di me stava cambiando il modo di vedere la cultura. Il mio modo di vederla non era più monolitico e isolato, ma multiforme e partecipativo.
Ero diventato un ragazzo diverso e non più chiuso in me stesso perché Luigi mi aveva insegnato i valori della Leadership come guida delle persone e non come autorità e comando. Avevo capito il valore del creare una rete fra le imprese, le gallerie d’arte, gli artisti, il pubblico sviluppando una nuova concezione di arte e di cultura che seguivano non soltanto aspetti tecnici ma umanistici.
Luigi mi ha insegnato che bisogna valorizzare e motivare le potenzialità di ciascun imprenditore di ciascun giovane artista emergente per far nascere idee nuove, esperienze nuove, fare propria la sua ispirazione. Ogni quartiere dove noi viviamo non dovrebbe essere una cellula chiusa ma un crogiolo di creatività, fratellanza e amore.
Luigi era un umanista e un educatore capace di sensibilizzare gli allievi portandoli verso nuovi orizzonti conoscitivi, stimolava ad uscire dalla propria zona di comfort per affrontare le avversità della vita con creatività e coraggio. Seguire le sue lezioni è stato un percorso educativo e pedagogico che mi ha portato verso la conoscenza di svariati aspetti di un management innovativo e sperimentale.
Luigi ha presentato diversi miei saggi sui “Teatri di posa nei primi anni del 900” dove abbiamo approfondito la tematica degli antenati dei moderni stabilimenti cinematografici, “Le Avanguardie Storiche dei primi anni del 900”, “L’Arte contemporanea e il cinema” dove abbiamo analizzato il rapporto di diversi artisti contemporanei con il video, il cinema e lo spettatore”.
Luigi Gentili era anche uno studioso, un educatore delle arti e dei nuovi media, riprendendo il discorso sulle Avanguardie Artistiche degli anni 20 e l’insofferenza dei mass media riporto qui di seguito la prefazione che lui ha scritto sul mio libro: “Le avanguardie storiche segnano una profonda lacerazione rispetto al passato“.
Le arti visive, e il loro impatto mediatico, ridefiniscono il modo di osservare la realtà. Nasce una vera coscienza di rottura con il vecchio mondo e, contemporaneamente, una volontà di protesta vigorosa e disperata, ma il più delle volte “costruttiva” É questa la novità: le avanguardie artistiche dei primi anni del XX secolo indicano l’insofferenza per la realtà presente, ma anche la tensione ad andare provocatoriamente oltre.
Ciò che contraddistingue l’espressionismo, ad esempio, o il simbolismo è la coscienza intima di poter incidere sulla realtà per modificarla. Questa è un’inversione di tendenza rispetto al passato.
La cultura decadente, egemone negli anni anteriori alle avanguardie storiche, aveva tutt’altra natura. Essa appariva ancorata a pensatori come Baudelaire o Nietzsche, esprimendo lo straniamento del mondo e l’estenuazione spirituale: è l’impotenza di fronte all’incessante cammino del progresso.
Ora, invece, la cultura cambia direzione: ciò è evidente se si pensa all’impegno politico che la maggior parte degli intellettuali esprimeranno. In Italia i futuristi si battono per l’intervento nella Prima Guerra Mondiale e, in Russia, applaudono con entusiasmo la rivoluzione bolscevica.
Molti espressionisti e simbolisti, d’altro canto, anche se individualmente, si accosteranno ai partiti di sinistra e alla Terza Internazionale. Tutto ciò è importante perché indica che i mass media non sono stati sempre strumenti di conformismo e di appiattimento culturale.
Oggi con l’avvento dell’”homo mediaticus”, che vive fuori dalla realtà, in contesti artificiali creati dalla comunicazione digitale, sembra assurdo. I media possono essere anche strumenti di anticonformismo, tutto dipende dall’uso che se ne fa. Le avanguardie storiche, nel cinema come nell’arte, manifestano l’esistenza di una dimensione creativa che va oltre la consuetudine e la banalità, per manifestare un contatto critico con la realtà. Ogni corrente lo fa a modo suo, ma il sentimento di poter cambiare il presente è sempre palese. Il futurismo enfatizza il dinamismo e la simultaneità.
Nel “Manifesto” programmatico di Filippo Tommaso Marinetti la vita è identificata con l’azione, anzi mezzo d’azione essa stessa. Emerge la contraddizione di uno dei miti trionfanti dell’epoca: quello dello Stato forte, della forza che spinge verso la conquista di nuove patrie. Emerge anche una rappresentazione “oggettiva” della realtà: quella dell’industrialismo trionfante e della riduzione dell’uomo ad una macchina inanimata. Con l’espressionismo ciò che spicca invece è l’angoscia nei confronti di una società che ha perduto i suoi orizzonti.
L’”Urlo” di Munch è anche il rifiuto radicale verso i valori dell’ordine costituito. L’espressionismo, con il suo linguaggio grottesco e dissacrante, disapprova il filisteismo della classe capitalista e lo sfruttamento delle classi subalterne. Il surrealismo riprende un tema fondamentale del dadaismo: la negazione del consumismo fine a sé stesso. Ciò accade quando la “merce” diventa il valore assoluto di una società.
Da qui nasce il rifiuto totale, quasi ostinato, verso la tradizione e i simboli culturali dell’epoca. Il problema centrale diventa la ricerca della libertà individuale; una libertà che si trova nella natura stessa, negli impulsi primordiali che governano la psiche umana. Questo spiega il richiamo a Sigmund Freud, la ricerca verso una realtà assoluta, non condizionata da alcunché, una sovra realtà, cioè, appunto, una surrealtà.
L’arte e il cinema all’inizio del XX secolo, sono dominate da questa aspirazione continua verso un presente alternativo. Gli strumenti e i codici delle arti figurative possono integrarsi e rafforzarsi a vicenda, enfatizzando quella nuova tensione che da forza al cambiamento. Una tensione, quest’ultima, che può nascere solo con il dialogo autentico tra cultura e tecnologia, tra arte e scienza applicata”.
Quello che Luigi mi ha insegnato è la capacità di plasmare i quartieri della città attraverso le arti e la creazione di sinergie di reti fra Musei, Istituti di Cultura, Cinema, Fondazioni e altre Istituzioni Culturali. In questo è emersa una nuova figura professionale, quella del playmaker delle arti che valorizza l’ambiente urbano organizzando eventi culturali e mostre d’arte di pregio.
Importante è stato anche il Convegno sulla teoria di Niccolò Macchiavelli applicata al management. Di seguito parlerò di alcuni suoi libri che maggiormente mi hanno sensibilizzato nel mio percorso manageriale.
Nel testo “Élite Dirigenti i gruppi di vertice nel Capitalismo Olonico” (ndr – acquistabile Qui su Amazon), Luigi parla dell’epoca del Capitalismo Olonico, policentrico e reticolare. Ciò produce il problema dell’ingovernabilità dei sistemi complessi. In questo sistema l’economia corre più in fretta rispetto alle modalità di governance, inadeguate ad affrontare il cambiamento.
L’attuale crisi dell’economia globale appare legata all’inadeguatezza delle élite dirigenti. La ricchezza di una nazione dipende dalle proprie élite dirigenti, le sole che possono riconvertire un trend in crisi.
Per Gentili l’élite dirigente è formata da un gruppo di leader orientato al futuro. Attraverso il modello della Leadership Dialettica vengono individuate le dinamiche interattive che permettono a un gruppo di leader, diversi ma complementari, di creare innovazione. Il termine olonico raggruppa le parole greche “holos” che significa “il tutto” e “on” che significa “parte”. Olonico sta ad indicare l’attività di sistemi all’interno di sistemi. Il capitalismo olonico è fondato sulla crescita delle interconnessioni, privo di centro, poliarchico e transnazionale.
L’importanza della forza della Leadership riemerge sempre negli scritti di Luigi, perché la Leadership rende dinamico un gruppo dirigente. È la Leadership infatti, che spinge a travalicare la routine, creando nuove prospettive di azione. Un gruppo dirigente avanzato è un’élite, formata da svariati leader che si sostengono a vicenda, creando innovazione e spirito di intrapresa. È il gruppo formato da leader il vero vantaggio strategico di un’organizzazione.
Le imprese che incentivano la nascita di una squadra di leader creano le condizioni per poter crescere e adattarsi al proprio contesto sociale di appartenenza. Il modello della Leadership Dialettica viene incontro a questa esigenza.
Che cos’è la Leadership Dialettica? Luigi ci fa questa descrizione:
“Alla base della Leadership troviamo sempre il coinvolgimento e il cambiamento. Senza questi due fattori non si può parlare di Leadership. I leader creano un profondo senso di appartenenza, permettendo a diverse persone, fino a poco prima indipendenti di relazionarsi a vicenda e di sentirsi parte di un tutto. Nello stesso tempo i leader creano dinamismo, spingono all’azione indirizzando le persone verso un traguardo ideale. Il cambiamento e il coinvolgimento hanno due forme. Il cambiamento può essere incrementale o radicale.
Nel primo caso il cambiamento avviene lentamente, passo dopo passo, progressivamente; nel secondo caso è invece improvviso, veloce e dirompente. Il coinvolgimento può essere a sua volta ristretto o esteso; nel primo caso la coesione riguarda un singolo gruppo, numericamente limitato, nel secondo caso chiama in causa una comunità più vasta, formata da diversi gruppi fra loro interconnessi come in un movimento collettivo o in un’organizzazione.
Incrociando queste due variabili con la loro duplice differenziazione su un grafico a due dimensioni, otteniamo la matrice della “Leadership Dialettica “. Questo nome deriva dal fatto che, al livello dialettico, avviene una ridefinizione continua della prassi organizzativa.
L’innovazione viene stimolata in tutta l’organizzazione, in modo permanente. La dialettica permette il superamento delle contraddizioni, diventando l’espressione di un’organizzazione in divenire. Nel grafico che segue, sull’asse delle ascisse posizioniamo il coinvolgimento mentre sull’asse delle ordinate il cambiamento. Da tale incrocio emergono quattro stili di Leadership: metodica, direttiva, sfidante e carismatica.
La Leadership Metodica nasce dall’incrocio tra cambiamento incrementale e coinvolgimento ristretto: si tratta di uno stile moderato, che agisce su gruppi determinati e procede a piccoli passi. I leader che rientrano in questo quadrante sono molto diffusi e la maggior parte delle volte rimangono sconosciuti. Si tratta generalmente di sub-leader. Sono utili per guidare un gruppo o un’unità organizzativa che operano in ambienti stabili e tranquilli. Pensiamo ad un manager intermedio in un’industria, o al responsabile di una sezione di partito.
La Leaderhip Direttiva si forma invece dall’incrocio tra cambiamento incrementale e coinvolgimento esteso; analogamente alla precedente, agisce in modo metodico, passo dopo passo, mirando però ad un coinvolgimento che riguarda un movimento o un’organizzazione più vasti. Ne sono un esempio il direttore generale di un’impresa o il segretario di un partito. Questi leader sono spesso indispensabili per indirizzare i sub-leader metodici, attivi in gruppi più piccoli.
La Leadership Sfidante, al contrario, nasce dall’incrocio tra cambiamento radicale e coinvolgimento ristretto. Si tratta spesso di sub-leader che favoriscono una trasformazione radicale all’interno di un singolo gruppo o di un contesto sociale limitati, creando coalizioni ristrette ma orientate verso risultati nuovi. Un manager che guida il lancio di un nuovo prodotto potrebbe rientrare in questa categoria, come pure un consigliere comunale che affronta un problema specifico in un quartiere urbano.
La Leadership Carismatica, infine, si evidenzia dall’incrocio tra cambiamento radicale e coinvolgimento esteso. In questa tipologia vi rientrano i leader che rimettono in discussione, in modo immediato e radicale, lo status quo generale di un contesto sociale. Pensiamo ad un top manager che avvia un programma di ristrutturazione generale della propria azienda, o al guru di un movimento religioso che profetizza l’avvento di una nuova era. Questi leader sono indispensabili per creare un nuovo movimento, come pure per rimodellare l’assetto strutturale di una realtà organizzativa”.
Negli scritti di Luigi si evidenzia molto l’importanza dell’innovazione manageriale e lo vediamo in “Innovare il management l’arte di dirigere nell’era del caos”. Qui l’autore mette in risalto l’innovazione manageriale per ovviare ad una produttività fine a sé stessa, che finisce per appiattire tutto, prodotti e imprese.
Soltanto attraverso di essa si crea un vantaggio strategico duraturo, in un contesto caratterizzato da elevata discontinuità e indeterminazione. L’Innovazione manageriale è il primo passo da compiere per rivitalizzare le organizzazioni, aprendole verso il cambiamento. Luigi sostiene che per realizzare l’innovazione del management occorre ridefinire quattro aree specifiche: strategia, organizzazione, leadership e le risorse umane.
Queste quattro aree di intervento somigliano alle quattro gambe di una sedia, se manca una sola di esse la sedia crolla, così come se trascuriamo una delle quattro aree indicate, qualsiasi intervento diventa inefficace.
Il Management dovrà diventare un catalizzatore dell’intraprendenza, favorendo la nascita di organizzazioni ramificate e orizzontali. Attraverso la Leadership un’organizzazione si apre verso l’inconsueto, mettendo in moto un movimento collettivo che accetta nuove sfide.
Importante poi è l’investimento sul potenziale umano (Risorse Umane) senza il quale non si ottiene nessun cambiamento. Il management dovrà puntare sul talento, sulla delega e sul legame tribale, valorizzando le Risorse Umane, dando forza al loro agire. Il Management dovrà valutare, premiare e incentivare ma anche comunicare ed ascoltare.
La gestione economica e le relazioni interpersonali vanno sempre considerate simultaneamente. Il Management può allora creare un ambiente di lavoro dove le persone sono nella condizione di crescere continuamente acquisendo nuovi saperi e nuova professionalità.
Negli scritti di Gentili emerge sempre un management che accetta sempre nuove sfide: intraprendenza, dinamismo, flessibilità, cooperazione e adesione a valori collettivi.
Gli insegnamenti di fratellanza e coesione sociale che Luigi ha portato avanti nella vita e nel lavoro saranno sempre vivi nei nostri cuori.
Luigi Gentili sarà sempre vivo dentro di noi come una forza spirituale che ci porterà a costruire umanità.
Piermarco Parracciani
Ripubblichiamo l’intervento di Luigi Gentili in occasione del Work Shop “MADE in ROME, bene comune – la Creatività Artigiana tra Tradizione ed Innovazione: ragioni storiche, culturali e future” organizzato da FaròArte e svoltosi sabato 17 ottobre 2015 nell’ambito del Maker Faire 2015, edizione tenutasi presso l’Università La Sapienza di Roma.


