Mentre l’Italia sta fallendo nella tutela e nello sviluppo dell’Artigianato Artistico e Creativo per via di obsolete norme nazionali “vecchie” di 40 anni e leggi regionali inadeguate, … Francia, Germania e Spagna hanno già sistemi consolidati.
Il nuovo Regolamento Europeo sulle “indicazioni geografiche” potrebbe aprire una stagione di rilancio anche per il “Saper Fare Creativo Made in Italy”.
di Sara Domenici
Un patrimonio senza una cornice nazionale
L’Artigianato Artistico e Creativo è una delle espressioni più autentiche del patrimonio culturale italiano, sebbene siano solitamente più conosciute alcune eccellenze nazionali, quali il vetro di Murano, la ceramica di Deruta, la liuteria cremonese, l’oreficeria fiorentina, … solo per citare alcune tra le più blasonate, la realtà è molto più diffusa e ricca di storie straordinarie e uniche, come nel caso di Roma che essendo stata per ruolo storico, nei secoli, centro culturale e spirituale mondiale, è stato luogo di arrivo e di lavoro di Grandi Maestri e di straordinari Artigiani, generatori della “Grande Bellezza”.
Ma, oggi, la realtà non è più quella: a Roma e di Roma si celebra, quando fa comodo, solo il passato, lasciando abbandonate a sé stesse le potenzialità della creatività artistica artigianale.
In Italia lo scenario non è dissimile: infatti non esiste ancora una Legge Quadro nazionale che definisca in modo organico ed univoco cosa sia l’“Artigianato Artistico” e che indirizzi le Regioni su come vada tutelato, ma soprattutto sviluppato.
Con l’Articolo 45, la Costituzione riconosce la funzione sociale dell’Artigianato e varie leggi regionali ne disciplinano aspetti economici, organizzativi e culturali. Tuttavia, il sistema rimane disomogeneo: ogni Regione interviene con proprie norme e registri, creando una mappa confusa dell’intero settore.
Solo alcune Regioni – come ad esempio Veneto, Puglia e Lazio – hanno istituito figure specifiche come il “Maestro Artigiano” o hanno definito formalmente le caratteristiche delle imprese dell’Artigianato Artistico Tipico e Tradizionale.
Ciò comporta un evidente dislivello di riconoscimento e tutela: un Maestro ceramista in Toscana non ha le stesse agevolazioni o percorsi formativi di un collega in Sardegna.
La recente normativa sulle Imprese Culturali e Creative (D.Lgs. 402/2024) rappresenta un passo avanti, ma non risolve la mancanza di un inquadramento unitario per il settore Artistico-Artigiano, che resta sospeso tra cultura, economia e manifattura.
L’Europa protegge il “saper fare”
Invece, sul fronte europeo, qualcosa si muove con decisione.
Il Regolamento (UE) 2023/2411 estende la protezione delle indicazioni geografiche anche ai prodotti artigianali e industriali, non più solo alimentari.
Dal 2025, ogni Stato membro potrà registrare prodotti artigianali legati a un territorio – come il vetro di Boemia o la ceramica di Limoges – per garantirne tutela giuridica e difesa contro le imitazioni.
È un passaggio cruciale: per la prima volta, Bruxelles riconosce che anche l’Artigianato è portatore di identità territoriale, non meno del vino o dell’olio.
L’Italia, che di “territori del fare” vive, potrà finalmente inserire il suo patrimonio artigiano nel sistema europeo delle eccellenze, a condizione però di saperne costruire la base normativa e organizzativa.
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Francia: i “métiers d’art” come politica culturale
La Francia rappresenta oggi il modello più avanzato in materia.
Dal 2016, con la Loi Liberté de Création, Architecture et Patrimoine, il governo ha riconosciuto ufficialmente i “métiers d’art”, inserendoli nel repertorio nazionale delle professioni e garantendo formazione, promozione e sostegno economico.
Oggi sono 281 le specialità riconosciute, dalle vetrerie artistiche agli orafi, dai restauratori ai costruttori d’arpa.
Lo Stato francese tratta l’Artigianato d’Arte come parte integrante della politica culturale nazionale. Esistono marchi di qualità, programmi di apprendistato, fiere dedicate, e un coordinamento diretto del Ministero della Cultura.
Il risultato? Un settore dinamico, riconosciuto anche sul piano turistico e dell’immagine internazionale della Francia.
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Germania: tradizione e rigore formativo
Il modello tedesco si basa su una logica diversa da quella francese, ma altrettanto solida.
Il Codice dell’Artigianato stabilisce regole chiare per ogni mestiere, distinguendo tra attività che richiedono qualifica professionale e quelle liberalizzate.
Ogni artigiano deve iscriversi a una camera artigiana regionale, partecipare a percorsi di formazione strutturata e, per determinate professioni, ottenere il titolo di “Maestro”. Questo sistema funzionale assicura il passaggio intergenerazionale dei mestieri.
L’Artigianato Artistico è qui parte integrante del tessuto economico e produttivo, con una rete di Associazioni e di Scuole che lo rende competitivo anche sui mercati internazionali.
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Spagna: l’artesanía come innovazione culturale
Negli ultimi anni, la Spagna si è imposta come un laboratorio europeo di innovazione nel settore artigianale.
Pur avendo competenze fortemente decentrate – ogni Comunità autonoma possiede una propria legge sull’artesanía -, il governo centrale ha costruito una strategia nazionale di coordinamento, culminata nella Ley de Artesanía 2022, approvata in alcune regioni e proposta come modello nazionale.
Il concetto di “artesanía contemporánea” unisce tradizione e design, con incentivi specifici per la digitalizzazione, la sostenibilità e l’internazionalizzazione dei laboratori.
La Catalogna, l’Andalusia e Castilla-La Mancha hanno istituito registri pubblici di imprese artigiane, marchi di qualità e premi annuali nazionali come i Premios Nacionales de Artesanía, volti a promuovere l’eccellenza creativa.
Il modello spagnolo si distingue per la capacità di coniugare arte e impresa, puntando sulla formazione e sull’internazionalizzazione del settore.
Così, la Spagna rappresenta un ponte ideale tra la tradizione e la visione europea più innovativa.
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Italia: un mosaico regionale che chiede coesione
A confronto con le esperienze degli altri Paesi europei, l’Italia mostra un quadro normativo inadeguato, frammentario e disomogeneo, per non dire inefficace e contraddittorio come in quello della Regione Lazio.
Da molte parti, da anni, si chiede una riforma della Legge Quadro Nazionale che armonizzi il sistema, definisca standard comuni e valorizzi il “Made in Italy” come marchio collettivo d’origine e qualità.
Infatti, senza un quadro unitario, rischiamo di non poter sfruttare appieno le opportunità offerte dal nuovo Regolamento Europeo sulle indicazioni geografiche artigianali.
Conclusioni: l’Italia ad un bivio tra tradizione e futuro
La comparazione con Francia, Germania e Spagna rivela una verità cruciale: l’Italia eccelle nel contenuto, ma non nella struttura.
Possiede un patrimonio di saperi e di bellezza ineguagliabile, ma manca di una cornice legislativa e strategica che lo valorizzi pienamente.
Francia e Germania hanno costruito sistemi stabili, basati su riconoscimento professionale e sulla formazione; la Spagna, più recente, ha scelto la via dell’innovazione e della connessione tra artigianato e design contemporaneo.
L’Italia, invece, continua a poggiare su disomogenee e confuse normative regionali e su un’identità diffusa, ma non coordinata.
Il nuovo Regolamento UE 2023/2411 offre un’occasione storica: se il Paese saprà riformare la Legge Quadro Nazionale definendo indirizzi capaci di distinguere senza ambiguità le attività tecniche, di servizio e produttive da quelle culturali, potrà allora integrare le sue tradizioni con la tutela europea per finalmente collocare l’Artigianato Artistico e Creativo nel suo giusto posto – non solo simbolo evocativo del passato, ma il motore per un distintivo futuro economico e culturale del Paese.
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Tabella comparativa
| PAESE | QUADRO NORMATIVO | RICONOSCIMENTO E TUTELA | FORMAZIONE E TITOLI PROFESSIONALI | STRATEGIE E POLITICHE DI SOSTEGNO | CRITICITA’ / PUNTI DI FORZA |
| ITALIA | Assenza di Legge Quadro nazionale | Definizioni e registri regionali | Differenti percorsi regionali; mancano standard unificati | Nuovo D.Lgs. 2024 sulle imprese culturali e creative; opportunità con Reg. UE 2023 | Frammentazione, e mancanza di coordinamento nazionale; grande potenziale creativo |
| FRANCIA | Loi Liberté de Création, Architecture et Patrimoine | Riconoscimento ufficiale dei métiers d’art | Formazione strutturata e riconosciuta; percorsi di apprendistato | Coordinamento del Ministero della Cultura, promozione internazionale | Sistema stabile, integrato nella politica culturale |
| GERMANIA | Codice dell’Artigianato | Tutela chiara e professionale per ogni mestiere | Percorsi obbligatori di formazione; titolo di “Maestro”; camere artigiane regionali | Rete di associazioni e scuole; sostegno alla competitività | Tradizione consolidata e rigore formativo; solido passaggio generazionale |
| SPAGNA | Leggi regionali coordinate + proposta di Ley de Artesanía 2022 | Registri e marchi di qualità regionali; premi nazionali | Percorsi formativi moderni, legati a design e innovazione | Strategia nazionale per digitalizzazione, sostenibilità e internazionalizzazione | Innovazione e coordinamento crescente; unione tra tradizione e design contemporaneo |
Articolo davvero interessante: fotografa molto bene la distanza tra il sistema italiano e quelli europei. Colpisce in particolare la parte sul nuovo Regolamento UE, che sembra un’occasione storica che l’Italia rischia di perdere se non interviene con una visione più moderna. Complimenti per l’analisi.