“Le società artigiane” di Ugo Patroni Griffi: diritto, identità e futuro di un sapere produttivo

Dopo un’attenta e approfondita lettura del volume “Le società artigiane” (Giappichelli, 2025) di Ugo Patroni Griffi, ho il piacere di proporre alcune riflessioni su questo importante contributo al diritto dell’impresa artigiana.

L’opera si è rivelata non soltanto istruttiva sul piano giuridico, ma anche stimolante per la capacità dell’autore di coniugare analisi normativa, prospettiva storica e apertura verso le sfide future dell’artigianato.

Prima di entrare nel merito dell’analisi del volume, è doveroso menzionare il contributo dei due autori che ne arricchiscono il quadro complessivo attraverso la prefazione e la postfazione, offrendo due prospettive complementari ma profondamente convergenti nel richiamare il dialogo tra diritto e realtà economico-sociale.

di Sara Domenici


Nella prefazione, Angela Pacifico – Direttrice Confartigianato Bari BAT Brindisi – sottolinea la dimensione valoriale dell’artigianato: non solo produzione, ma anche cultura, comunità e responsabilità sociale. La studiosa evidenzia come la legge quadro del 1985, pur avendo rappresentato una tappa fondamentale, oggi appaia inadeguata a descrivere i nuovi mestieri e le sfide introdotte dalle tecnologie emergenti. L’artigianato viene così descritto come un autentico “ponte tra radici e modernità”, fondato sulla dignità del lavoro e sulla centralità della persona.

Nella postfazione, Francesco Sgherza – Presidente Confartigianato Bari BAT Brindisi – offre invece una prospettiva diretta e concreta, maturata a contatto con il mondo produttivo. Egli descrive un artigianato attraversato da una complessa fase di transizione — digitale, ecologica e generazionale — che tuttavia continua a rappresentare un motore essenziale di sviluppo territoriale e di coesione sociale. Sgherza richiama l’urgenza di un sistema di tutele sociali e di regole fiscali più eque, sottolineando come la collaborazione tra istituzioni e rappresentanze di categoria costituisca la chiave per una riforma efficace e sostenibile del settore.

Alla luce di questi contributi, si passa ora all’analisi diretta del volume, per comprendere come Patroni Griffi intrecci normativa, storia e pratiche imprenditoriali.

Ciò che colpisce, sin dalle prime pagine, è la chiarezza con cui l’autore riesce a restituire il senso evolutivo di una disciplina complessa, quella delle società artigiane, troppo spesso trascurata o considerata marginale rispetto al diritto societario generale.

In realtà, come emerge dal suo lavoro, si tratta di un campo vivo, in costante trasformazione, che riflette in modo esemplare le tensioni del nostro tempo: tra tradizione e innovazione, tra individualità produttiva e aggregazione.

La lettura del volume è stata, sotto molti aspetti, davvero formativa. Non offre solamente un quadro sistematico e aggiornato della normativa, ma restituisce dignità teorica e pratica a un settore che rappresenta il cuore della cultura produttiva italiana.

La solida esperienza professionale e accademica del professore conferisce al volume un taglio realistico e operativo. Patroni Griffi, ordinario di Diritto commerciale all’Università di Bari “Aldo Moro”, avvocato cassazionista e presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, unisce alla competenza scientifica la sensibilità di chi conosce da vicino le dinamiche territoriali e imprenditoriali.

La sua attenzione verso il mondo delle piccole imprese e dell’artigianato non è solo teorica: emerge con forza la consapevolezza di chi comprende la dimensione economico-sociale dei territori, in particolare del Sud Italia, e la loro centralità nello sviluppo del tessuto produttivo nazionale.

Così, Patroni Griffi ci guida in un viaggio nel diritto dell’artigianato che diventa, al tempo stesso, un viaggio nella storia economica e sociale del Paese.

Il risultato è un libro che si rivolge tanto agli studiosi quanto a imprenditori, consulenti e professionisti del settore.

Un percorso tra diritto e società

“Le società artigiane” si apre con un’ampia ricostruzione dell’evoluzione legislativa che ha accompagnato la nascita e lo sviluppo delle società artigiane: dalla legge Moro del 1956 alla legge-quadro del 1985, fino alle più recenti riforme che hanno progressivamente integrato la dimensione societaria nel mondo dell’artigianato.

Però, Patroni Griffi non si limita alla cronologia delle norme: analizza le ragioni economiche, sociali e culturali che hanno reso necessario quel percorso di riconoscimento.

La sua analisi mostra come il legislatore, nel tempo, abbia cercato di conciliare due anime dell’impresa artigiana: da un lato la vocazione personale e produttiva, dall’altro la necessità di crescere e organizzarsi in forma societaria. È proprio in questo sottile equilibrio che si coglie la rilevanza del tema nella società attuale.

Le società artigiane, osserva l’autore, rappresentano un laboratorio giuridico in cui si sperimentano nuovi equilibri tra persona e impresa.

Dal laboratorio normativo alla riforma necessaria

La parte più stimolante del libro è forse quella che esplora le prospettive future.

Patroni Griffi propone una riflessione riformatrice: il diritto dell’artigianato, nato in un’altra stagione economica, non può rimanere fermo di fronte alle trasformazioni in atto.

La legge-quadro del 1985 mostra oggi tutti i limiti di una visione ancora legata alla dimensione tradizionale della bottega, incapace di riconoscere pienamente le nuove realtà della manifattura digitale, dello sviluppo rapido di prototipi, delle reti di impresa e delle cooperative di innovazione.

L’autore invita dunque a pensare una normativa più flessibile e inclusiva, che valorizzi la pluralità delle forme organizzative e consenta alle imprese artigiane di affrontare i temi cruciali della contemporaneità: il passaggio generazionale, la sostenibilità ambientale, la digitalizzazione dei processi e la trasparenza delle filiere produttive.

In questo contesto, emergono concetti chiave come la “maggioranza artigiana” — principio distintivo e identitario — e la partecipazione diretta al processo produttivo.

L’autore approfondisce anche il rapporto tra soci artigiani e soci di capitale, che diventa simbolo del rapporto tra lavoro e impresa, e sottolinea il confronto tra tradizione e innovazione, tema centrale che attraversa l’intero volume.

Uno stile chiaro per un tema complesso

Lo stile di scrittura utilizzato è chiaro e lineare, che rende comprensibili anche le questioni tecniche più complesse.

Il suo linguaggio unisce analisi giuridico-sistematica a esempi concreti, rendendo il volume utile sia per studiosi sia per operatori come consulenti, imprenditori e funzionari.

L’approccio interdisciplinare, che intreccia diritto, economia e politica industriale, arricchisce la riflessione giuridica con considerazioni di carattere sociale e territoriale.

La parte finale del libro, con la Guida pratica e l’appendice normativa, diventa un vero strumento operativo: confronta le diverse forme societarie artigiane e offre modelli, schemi e riferimenti concreti per chi lavora sul campo.

Tuttavia, il libro non si limita a essere un manuale: è soprattutto una riflessione civile. Tra le righe affiora una concezione “umanistica” del diritto, secondo cui la norma deve accompagnare e non ostacolare la creatività produttiva.


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