Scomparse le Botteghe, oggi l’anima “viva” delle mani che raccontano “sopravvive” nei Mercatini Artigianali ?

mercato-artigianatoTra storia, arte e comunità, i mercatini del “fatto a mano“, sempre più spesso insieme ad “Antiquariato” e “Vintage” – ma purtroppo, non di rado, penalizzati nel “Valore” dalla promiscuità anche con i meno nobili “Usato“, “Gastronomia” e “Chincaglierie di importazione” – sono di fatto i luoghi pubblici residuali, scomparse le Botteghe, dove è ancora possibile percepire la memoria della nostra identità culturale. Tutto bello o forse no, ma può essere “solo” questo il destino di “Mercato” per il “Futuro” dell’Artigianato Creativo ? Le proposte di FaròArte.

di Sara Domenici


Dietro le colorate bancarelle che animano piazze e borghi si nasconde un mondo fatto di creatività, passione e antichi mestieri.

Le origini: quando tutto cominciò

Le radici dei mercatini artigianali affondano nell’Antichità, quando le prime fiere nascevano in occasione di feste religiose o ricorrenze popolari.

Nel Medioevo, queste fiere divennero eventi strutturati e di grande rilievo economico. Questi eventi non erano solo mercati, ma laboratori di arte e ingegno, in cui il lavoro manuale assumeva un valore sociale e culturale.

Dal Medioevo al mondo moderno

Con il passare dei secoli, le fiere artigianali persero progressivamente il legame esclusivo con la religione e l’agricoltura per assumere un carattere più commerciale, aprendo la strada al concetto moderno di mercato artigianale.

Tra il XII e il XIV secolo, queste fiere si organizzarono in vere e proprie piattaforme economiche con regole, sistemi di credito e tutele per i mercanti. L’urbanizzazione favorì la nascita di nuovi centri artigianali: le città divennero il cuore pulsante di botteghe, officine e laboratori dove si sperimentavano materiali e tecniche innovative.

Anche con l’arrivo della Rivoluzione industriale, che segnò un drastico cambiamento nella produzione, l’artigianato non scomparve: si adattò, trovando nuovi spazi e forme per sopravvivere.

Oggi rappresentano molto più di un semplice luogo di scambio: sono esperienze culturali e sociali, dove l’acquisto diventa un atto di scoperta e di sostegno al lavoro manuale.

È un’esperienza educativa, un modo per riportare la manualità e l’attenzione al dettaglio al centro della vita quotidiana.

La cura dei materiali, la personalizzazione e la creatività distinguono l’artigianato dal prodotto in serie. Scegliere un oggetto artigianale non significa solo acquistare, ma entrare in relazione con una storia, un territorio e una persona.

Un motore per l’economia locale

Le fiere dell’artigianato sono anche un’importante risorsa per i territori. Offrono visibilità a piccoli artigiani che spesso non hanno accesso ai grandi canali commerciali e creano un legame diretto tra chi produce e chi acquista.

In Italia, il “fatto a mano” può tornare a rappresentare non solo un valore economico, ma anche culturale. Ed anche il digitale potrebbe diventare un alleato prezioso. Attraverso i social e l’e-commerce, allo stesso tempo – soprattutto se organizzati in Network per esprimere un maggior Valore di Sistema -, l’artigianato creativo ed artistico si riaffermerebbe come attrattore di turismo culturale, capace di raccontare la storia e l’identità dei territori.

Affrontare le criticità per superarle

Oggi, i mercatini artigianali, in quanto tali, vivono un momento di marginalità crescente.

Gli oggetti fatti a mano, con i loro tempi di lavorazione e il loro costo-valore conseguentemente superiore, faticano a competere con la logica del “tutto e subito” che domina il consumo contemporaneo.

Partecipare a un mercatino, oggi non garantisce la presenza di un pubblico acculturato e quindi l’attesa di un adeguato ritorno economico e senza una promozione adeguata molti artigiani finiscono per restare nell’ombra.

Inoltre, molti mercatini vedono oggi l’artigiano relegato in secondo piano. Infatti, accanto ai banchi di oggetti fatti a mano compaiono spesso stand che poco hanno a che fare con l’arte e la manualità – elettrodomestici, panini, prodotti commerciali di ogni tipo – che finiscono per oscurare il vero cuore dell’evento ed al tempo stesso ad ulteriormente penalizzare la percezione di “Valore” del manufatto artigianale e creativo.

Il risultato è un paradosso: i mercatini si moltiplicano, ma l’artigianato rischia di diventare la parte marginale di un contesto sempre più slegato dalle sue origini e dai suoi obiettivi.

Conclusioni

Il nodo più profondo resta culturale: il consumatore dovrebbe imparare a riconoscere nel “fatto a mano” non un prezzo più alto, bensì un “valore autentico”. Ogni oggetto artigianale racchiude tempo, conoscenza, materiali scelti con cura, storie personali e tradizioni locali. Se questo valore non viene percepito, si rischia di perdere non solo un mercato, ma un intero patrimonio di identità e memoria.

Per questo la sopravvivenza dei mercatini non può dipendere solo dalla passione dei singoli artigiani. Serve un impegno collettivo, fatto di politiche culturali, promozione territoriale e sostegno concreto da parte delle istituzioni e delle comunità.

Al tempo stesso, è necessario ripensare l’organizzazione degli eventi, restituendo centralità agli artigiani e selezionando con cura gli espositori, affinché il mercatino torni a essere un luogo di autenticità e non una semplice fiera commerciale.

Rilanciare e riqualificare questi spazi significa valorizzare la cultura del lavoro manuale, educare le nuove generazioni a riconoscere il “bello” e la “qualità”, integrare i “mercatini” nel tessuto turistico ed economico-culturale del Paese.


Sul tema dei “Mercatini nelle Piazze”, FaròArte già da anni propone un modello innovativo …

le Piazze del Made in Rome

… altra proposta di FaròArte per promuovere la vendita nei Circuiti di ospitalità

Giubileo 2025: l’Artigianato a “Cinque Stelle”

… come anche il progetto di FaròArte per creare gli HUB del #Makein{Rome}

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