una riflessione critica ma anche augurale dell’Arch. Magni, presidente di FaròArte per il #MadeinRome, sul tema della Creatività Artigianale, a commento dell’articolo di Luca De Biase “La Qualità Artigiana da Comunicare al Mondo” pubblicato domenica 29 su “Il Sole 24 ore”
Non mi ha meravigliato tanto per i contenuti, sebbene interessanti ed affatto scontati, l’articolo di Luca De Biase apparso sul Sole 24 Ore del 29 dicembre (in calce), quanto il fatto che sia stato pubblicato dall’organo di stampa della Confederazione Generale dell’industria italiana, alias Confindustra, ossia l’organismo consociativo e d’intermediazione, sociale ed economica, tra il capitalismo industriale e tutto il resto.
Infatti, nella “Misson e Valori “ del Gruppo Editoriale 24 ORE, si legge che esso “si propone con tutte le sue pubblicazioni ed attività di dare corpo quotidiano allo spirito ed ai valori d’impresa, diffusi in qualunque tipologia e dimensione aziendale”.
Ecco, quindi, ciò che mi meraviglia: “l’artigianato creativo”, posto – almeno dal dopoguerra (1946?) – all’ultimo gradino della forma d’impresa, è oggi riconosciuto come portatore di valori primari per l’economia del Paese.
E’ un apprezzato riconoscimento che, mi sia concesso dirlo, vale come ammissione, non dichiarata, implicita, dell’errore d’indifferenza ed a volte di disprezzo, perpetrato per oltre 70 anni verso la “creatività artigianale”.
Parlo dell’insieme di quei “saperi e competenze”, espresse nelle tante diversità dialettiche di cui è ricco il nostro Paese, che – per scarsa cultura storica e antropologica del valore sociale dell’impresa – furono relegate nel recinto del folclore etnico, scavando un solco profondo tra il mondo industriale e quello artigianale, ma, si badi bene, non quello di servizio – alla metalmeccanica, alle costruzioni, all’energia, … – ritenuto fratello “minus habens” che trovava spazio in organismi come la Confartigianato, quanto piuttosto dell’Artigianato Creativo, che è rimasto senza casa e bottega, pur essendo stato il padre dell’industria italiana.
Fatta un poco della necessaria chiarezza di ruoli che l’argomento richiede, si pongono due questioni: cosa fare e come farlo ?
Al primo quesito rispondo con: bisogna riallacciare questa relazione in cui il figlio non si vergogni delle sue umili origini “comunicandole”, come giustamente scrive Luca De Biase nel suo articolo “La Qualità Artigiana da Comunicare al Mondo”.
Al secondo quesito rispondo: partendo dal punto d’incontro (appunto crossroads!) tra tradizione ed innovazione, tra i saperi e le competenze sia tradizionali che digitali, per andare verso un orizzonte nuovo per l’economia italiana.
Resta da augurarsi che il 2020 si apra, agli occhi di tutti gli attori pubblici e privati, con la visone della “Via della Creatività” per generare un’economia sostenuta da un Nuovo Umanesimo inclusivo e collaborativo.
Nisio Magni
Qui l’articolo tratto dal blog Crossroads di Luca De Biase e di seguito la versione stampa su il “Sole 24 Ore”
Qualità, Artigianato, Digitale.
Gent.mo Dott. De Biase
Presiedo il consorzio FaròArte, costituitosi nel 2011 per tutelare e promuovere l’artigianato artistico romano e che a tale scopo diede vita al marchio democratico #MadeinRome, rappresentandolo in più eventi, anche su invito della Regione Lazio e di Fiera di Roma, associando ad esso un target artigiano di grande qualità. Tutto quello che le sto raccontando ed il lavoro che quotidianamente dedichiamo al tema è progressivamente on-line sui siti http://www.faroarte.it, http://www.made-in-rome.com, http://www.roma-artigiana.it.
Ben presto apparve chiaro che, se si voleva effettivamente operare per una rinascita del “lavoro artigiano”, bisognava agire, non solo sulla tutela e la promozione, ma anche e principalmente sull’innovazione, intendendola congiuntamente di metodo, di processo e tecnologica, proprio perché, come afferma Alessio Gismondi (a commento del suo articolo), l’attuale realtà del lavoro artigiano non è più rintracciabile nel solo lavoro creativo, ma in un complesso di obblighi, impegni e condizioni che spesso sovrastano e fiaccano la tenacia ricercatrice che deve generare la “qualità propria dell’oggetto”.
Va chiarito che parlando di “lavoro artigiano”, voglio intendere quello creativo, non sempre rintracciabile nella classificazione di “artigianato artistico” e mai in quello di servizio.
Partendo da queste considerazioni, abbiamo iniziato a disegnare un nuovo modello di sistema che stiamo via via promuovendo nell’eco-sistema romano, per poterlo poi rendere scalabile e replicabile.
È qui credo che trovi risposta di visione l’auspicio formulato da Alessio Gismondi, affinché si possa arrivare alla comunicazione a tutto tondo della qualità propria dell’oggetto che nasce dalla creatività artigianale in rapporto al territorio, dove condizioni materiali e immateriali ne generano il “Genius Loci” dei Latini, che noi definiremmo, oggi, marca o meglio brand distintivo orizzontale e democratico.
Di questo è composta la ricchissima e diversificata espressione creativa artigianale e non solo italiana che deve ritrovare volto e identità uscendo dal recinto riduttivo “dell’etnico” per ridiventare prodotto di riconosciuta ed affermata diffusa qualità.
In tale modo si può ricucire il tessuto lacerato di competenze e saperi, frammentato e riconducibile ormai a pochi soggetti, per lo più in via di estinzione generazionale. Qui il digitale – nella sua più ampia potenzialitàò applicativa, insieme ad attente e misurate politiche di effettivo sviluppo orizzontale, supportate da un costante flusso informativo dei media – potrà essere in grado di restituire forza attrattiva per i nuovi artigiani e generare nuova economia.
Per fare ciò serve coraggio ed assunzione di responsabilità che richiedono anche capacità di analisi critica e ri-costruttiva dei motivi e degli interessi che hanno generato la condizione attuale; ma questo è un altro discorso che ho voluto impostare nella riflessione a commento del suo importante articolo “La Qualità Artigiana da Comunicare al Mondo”, pubblicata sul blog del nostro percorso progettuale ( https://made-in-rome.com/che-il-2020-diventi-anno-della-creativita-artigianale/ ).
Con l’augurio che il 2020 generi la consapevolezza diffusa della necessità di ridare valore alla creatività Italiana e nel ringraziarla per aver dato visibilità sul Sole 24 Ore ad un tema di tale importanza, da decenni abbandonato nell’indifferenza generale, le rimetto a nome di tutti gli artigiani creativi che questo nostro lavoro ha nel tempo incontrato e sostenuto, di FaròArte e mio personale, un sentito ringraziamento.
Arch. Nisio Magni